30 ottobre 2015

Gli animali, come sempre sorprendenti irrompono nelle notizie, nei curati siti di informazioni delle testate nazionali. E lo fanno così come fanno le cose le bestie: senza preavviso, senza pianificare. Colorano il centro città di puro bianco. Di bianco vero, quello sporco, pieno di sfumature di giallo di grigio e di verde d’erba. Un bianco lontano da quello delle camicie inamidate che corrono nei corridoi dei palazzi del potere; lontano dal bianco luminoso del gelato al fior di latte nelle gelaterie per turisti. Lo sguardo delle bestie è come lo sguardo dei bambini e degli anziani, vuoto di niente e pieno di tutto; posato su tutte le cose per non lodarne nessuna, purtuttavia meravigliandosi di ognuna. Questi animali da fattoria, gioia per gli occhi dei pastori, materia svelata per gli operatori del campo, si spandono come un liquido prezioso per le vie di una città che trae il suo nome dall’abbondanza d’acqua, dovuta alla presenza del fiume Manzanarre, considerato verso all’inizio del millennio scorso matrice delle acque dell’area dell’odierna e caotica capitale europea. Ogni anno Madrid celebra dunque il chiassoso rituale della transumanza, la stessa di cui parlava D’Annunzio, di qua del Tirreno. Una tradizione che da millenni sulla Terra praticano due specie: l’uomo e le api. Le pecore sono tuttavia le stelle della fiera: fiere, chiassose, voraci, distratte. Riportano un po’ di Castiglia nell’Europa che dimentica il suo folclore, perché le pecore, come ogni essere sensato non dimentica chi è, mentre vive. Per non eccedere nel folk e nel classico, la Provincia autonoma di Madrid reclamizza l’evento con un nome mostruoso: TrashuMad. Dentro c’è l’attraversare; il nome della terra da cui deriva il nome uomo, humus, la terra umida che nutre fiorisce e alimenta; infine figurano le prime tre lettere del nome Madrid, che come molto del lessico più antico è oggetto di numerose interpretazioni: una è quella di “matrice d’acqua”, un’altra parla di orsi e alberi di corbezzoli, presenti nella zona e sul gonfalone della città, un’ultima la considera città di fondazione osca, una Mantua del passato.

L’oroscopo non fa mai male fintanto che lo prendiamo così com’è, senza ricamarci su. Se dice qualcosa di sensato bene, altrimenti non ci ha preso. A proposito di oroscopi ho sempre avuto un debole per Paolo Fox, poi, certo, la vita presto si complica e quello che sembrava il gioco del giorno allarga le braccia e include anni e corsi e ricorsi di atti inconclusi; così che le poche e fievoli parole delle stelle non illuminano più la strada.

L’incognita del giorno è dedicata all’inventiva umana, la capacità di rendere tangibile ciò che non esiste in quanto inutile. Almeno in questo caso.