La semplice vita di un criceto siberiano bianco. Chiuso in una gabbietta, avvolto dall’affetto di un amante dei roditori. In un salone inondato di luce. Di notte, la ruota; di giorno, la nanna.
In occasione del mio compleanno, mia sorella ha pensato di farmi questo regalo importante: un piccolo amico con cui condividere i miei spazi e momenti in casa. Quando ho aperto il regalo ho fatto questa faccia:
L’ultimo criceto che ho avuto, fino a più di cinque anni fa, è stato il Conte (al secolo, Francesco Giacinto Strachwitz, Conte di Goldberg) (foto in alto). Era di manto scuro e molto vivace. Abbiamo vissuto insieme a Roma, poi a Lignano, per un breve tempo a Pisa e infine a Ostia Lido, dove, nel gennaio 2015, si è spento e dove è sepolto.
Al confronto, Martin (è così che opterei per chiamare familiarmente Piermartino della Rocca, Signore di Capodimonte) è più quieto e riservato. Deve essere perché è giovane e di taglia lievemente più piccola rispetto al Conte.
Ad ogni modo, mi sembra che Martin stia bene. Ieri abbiamo fatto il primo cambio lettiera e pulizia della casetta. Era veramente un ristagno delle peggiori schifezze. Credo dipenda dal fatto che è ancora un po’ intimorito dalle novità e dell’ambiente nuovo. Passa molto tempo nella sua casetta. E io lo lascio tranquillo. La sera e la mattina, tendo l’orecchio verso la sua casetta per sentire che stia bene. C’è sempre acqua, cibo e la temperatura è buona. Prendersi cura di qualcuno è sempre splendido e pauroso al tempo stesso.
L’altra sera, al momento di coricarsi, sento che i vicini si mettono a fare baccano: muovono recipienti vuoti che rimbombano nella via, pietre, vetri, metalli che sbattono, carrelli spostati con forza. Apro le finestre, cerco di capire. Dopo qualche istante, mi rendo conto che l’autore di quel frastuono è il povero Martin che corre nella ruota, che fa vibrare la grata della gabbietta che risuona, a sua volta, sul mobile e contro i muri. Davvero sorprendente. Se ha colpito me, immagino quanto possa aver stupito lui, se non spaventato. Ho pensato che potrei prendergli una casetta di plastica, come avevo fatto per il Conte, senza pareti a griglia, ma lisce. Questo, però, più in là. Per ora non voglio tormentarlo di altre novità.
Al momento ho iniziato a mettere accanto alla scodellina delle granaglie qualche pezzetto di verdura fresca, perché lo assaggi e beva anche dal fresco e non solo dal beverino. Inoltre, nonostante stia buono e in pace nella sua casetta tutta la giornata, vedo al mattino che ha dato qualche zaccagnata alla zucchina o alla mela che gli lascio, e così so che ha gradito. E questo mi fa piacere.
Stasera ha provato un pezzetto di bieta. Sembra dissetarsi di gusto con queste verdure fresche. Certo, quegli occhioni impauriti fanno un po’ stringere il cuore. Ma sfido io a trovarsi in un mondo di tali dimensioni, essendo tanto piccino. La vista della gabbia un po’, dal canto mio, ancora mi spiazza. “Io ho un animale ingabbiato”. Io che non sopporto nessun tipo di gabbia. Eppure spero di essere un buon compagno di viaggio per la sua piccola vita. E di farmi perdonare l’averlo ingabbiato, offrendogli una vita decorosa. Come merita un Signor roditore come lui.
Eccolo!…con un’ombra che incombe sul suo morbido pelo, come una nuvola carica di pioggia. Come quando i pensieri più cupi ci spingono l’umore a terra. Non lo sapremo mai cosa gli è preso quel giorno. Pensieri. Ma un sospetto —forse condivisibile— ce l’ho. Erano proprio i giorni in cui quest’anno, tutto d’un tratto, è arrivato il caldo dell’estate: tra fine maggio e inizio giugno. Una sterzata sul tracciato del cambio di stagione davvero pressante e difficile da superare per tutti, figurarsi per lui. Forse, un’estate così non se l’aspettava. Forse non si aspettava che l’estate fosse così…in fondo è la sua prima estate! Dunque, preso da questo dubbio che i suoi tormenti dipendessero dal caldo, l’ho spostato. Ora è nella stanza di nordovest, dove un po’ di sole sì entra dalla finestra, ma solo di pomeriggio e alla sera. Lì l’aria è più leggera e più tersa. Però, rispetto al salone che dà verso sud, ha perso la visuale sulla vallata di cui godeva. Spero che per il momento se ne faccia una ragione.
Non c'è niente da fare, ha uno sguardo furbo e attento. Qui nella foto accanto prova un pezzetto di radicchio, credo che l'amaro gli piaccia, eppoi bisogna provare un po' di tutto.
È odioso fare confronti, ma ricordo come il Conte fosse molto più altezzoso e alla ricerca di agi incessanti. Il caro Martin è di cuore più semplice. Ha due casette, di diversi materiali, ma arruffa tutta la carta che le riempie, come fosse una protesta, e si dispone in un angolo da solo e in silenzio. Giace all’aperto come Liolà. E allora gli canto:
Io, questa notte, ho dormito al sereno;
solo le stelle m’han fatto riparo:
il mio lettuccio, un palmo di terreno;
il mio guanciale, un cardoncello amaro.
Martin cresce, si fa adulto e qualche giorno gli va bene e qualcun altro meno. Ultimamente abbiamo provato nuove leccornie, i popcorn (non salati), delle mele essiccate e i Rollis (https://www.vitakraft.it/prodotti/roditori/porcellini-dindia/alimento-complementare-porcellini-dindia/grun-rollis-7/) che gli piacciono e gli fanno bene. In questo maggio 2023, qualche giorno, nonostante sia primavera inoltrata, è stato freddino e in questo caso Martin sa serrarsi nella casetta e tappezzare l’uscio e la finestrella (sì, ha una finestella) di carta e trucioli. Nel fondo della casetta, si appallottola in un fazzoletto di stoffa che lo protegge, lo scalda, lasciandolo respirare.
Poi riesce dalla casetta per sgranocchiare, o avere spazio per grattarsi, lavarsi, stiracchiarsi e, con suo enorme piacere, correre sulla ruota.